Il recupero dell’acqua piovana diventa sempre più importante perché, nel nostro Paese, la situazione idrica sta assumendo i caratteri di una vera e propria emergenza che non possiamo più trascurare.
Molteplici sono i fattori che determinano questa situazione, tra i quali il cambiamento climatico, la siccità sul territorio nazionale, l’attuale situazione degli acquedotti.
Climate Change
Il cambiamento climatico influisce sulla quantità, la tipologia e la distribuzione dei fenomeni meteorologici, come pioggia e neve. La riduzione dei ghiacciai e l’innalzamento delle temperature medie causano conseguenze gravi sulla disponibilità idrica media del nostro Paese con impatti nefasti sull’agricoltura.
Lo stato di severità idrica su scala nazionale (fonte: ISPRA)
Situazione normale, ossia scenario non critico, in cui i valori degli indicatori di crisi idrica (portate/livelli/volumi/accumuli) sono tali da prevedere la capacità di soddisfare le esigenze idriche del sistema naturale e antropico, nei periodi di tempo e nelle aree considerate;
Scenario di severità idrica bassa: in cui la domanda idrica è ancora soddisfatta, ma gli indicatori mostrano un trend peggiorativo
Scenario di severità idrica media: lo stato di criticità si intensifica in quanto le portate in alveo risultano inferiori alla media, la temperatura elevata determina un fabbisogno idrico superiore alla norma, i volumi accumulati negli invasi e nei serbatoi non sono tali da garantire gli utilizzi idropotabili, irrigui, industriali e ambientali con tassi di erogazione standard. Sono probabili danni economici e impatti reversibili sull’ambiente;
Scenario di severità idrica alta: sono state prese tutte le misure preventive ma prevale uno stato critico non ragionevolmente prevedibile, nel quale la risorsa idrica non risulta sufficiente a evitare danni al sistema, anche irreversibili.
Qual è la situazione sul nostro territorio?
Per il comparto potabile, a oggi, lo scenario di severità idrica è:
- ALTO per le province Crotone e Reggio Calabria, per lo schema Basento-Camastra-Agri, per la provincia di Chieti, per la provincia di Avellino;
- MEDIO con tendenza ad ALTO per il Molise, per la provincia di Benevento;
- MEDIO per la Basilicata (ad eccezione dello schema Basento-Camastra-Agri), la Calabria (ad eccezione delle province di Reggio Calabria e Crotone), la Puglia;
- BASSO con tendenza a MEDIO per i territori del Lazio e dell’Abruzzo (ad eccezione della provincia di Chieti) ricadenti nel Distretto, per le province di Caserta, Napoli e Salerno.
Gli acquedotti
SITUAZIONE PRECARIA PER LA RETE ACQUEDOTTISTICA ITALIANA (fonte: ISTAT e FAI)
Il dato degli acquedotti è allarmante e non lascia spazio a dubbi sullo stato della rete: si perdono in media 41,4 litri ogni 100 immessi nelle reti di distribuzione (inclusi nel dato gli allacciamenti abusivi e gli errori di misurazione). L’acqua dispersa nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno.
L’Emilia Romagna è la regione italiana che perde meno acqua potabile nelle proprie reti idriche con il 29,7%, seguita dalla Valle d’Aosta con il 29,8% mentre la peggiore è la Basilicata con il 65,5%, seguita dall’Abruzzo con il 62,5%: è quanto si legge nelle tabelle del Report Istat sulle statistiche sull’acqua.
Le regioni che soffrono le situazioni più severe di siccità e dissesto delle reti distributive coincidono come per una drammatica ironia della sorte.
Situazione: i rischi che corriamo e le opportunità da cogliere
CONSUMI ELEVATI IN ITALIA (fonte: ISTAT)
L’Italia si conferma, ormai da più di un ventennio, al primo posto tra i Paesi UE per la quantità di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Nel 2020, il volume di acqua prelevato per uso potabile ammonta a circa 9,19 miliardi di metri cubi, con un prelievo medio giornaliero di 25,1 milioni di metri cubi, pari a 422 litri per abitante che pone l’Italia al secondo posto nell’Ue in termini di consumo pro capite, dopo la Grecia (Fonte: Istat, Censimento delle acque per uso civile).
I COSTI
Utilizzare acqua potabile per impieghi non destinati al consumo umano è oneroso, a causa dei costi legati alla distribuzione e alla depurazione.
COME IMPIEGHIAMO L’ACQUA NEGLI USI CIVILI
Oltre il 50% del fabbisogno può essere soddisfatto utilizzando acqua recuperata.
Una scelta consapevole e sostenibile: RECUPERARE L’ACQUA PIOVANA
In Italia, solo una piccola parte dell’acqua piovana viene recuperata (meno del 10%). Questo, oltre che rappresentare un altro grave spreco, aggiunge problematiche ai sistemi di depurazione pubblici che vengono sovraccaricati di acque che, soprattutto in città, si inquinano al contatto con il suolo.
Recuperare l’acqua piovana è un gesto consapevole ed un’attività sostenibile per il nostro futuro.
L’acqua piovana può essere utilizzata in vari ambiti nell’uso civile e domestico, ma anche in ambito commerciale e produttivo, come ad esempio l’irrigazione, il lavaggio delle superfici, scarico e risciacquo dei servizi igienici, le lavatrici.
IL TEMPO STRINGE, NON SPRECHIAMO ANCHE QUELLO.
Adottare soluzioni che consentano un utilizzo efficiente, sostenibile e responsabile delle risorse idriche, oggi sempre più preziose, rappresenta un impegno concreto per prendersi cura del pianeta.
I nostri sistemi per il recupero dell’acqua piovana consentono il riutilizzo delle acque meteoriche per usi esterni ed interni attraverso un impianto domestico separato e opportunamente realizzato allo scopo. Soluzioni efficienti, in grado di semplificare la gestione impiantistica e consentire di non sprecare preziose risorse idriche per impieghi in cui non è richiesto l’uso di acqua potabile.
Un gesto di responsabilità, oltre ad essere un azione conveniente.